''Influenze e difficoltà del ruolo genitoriale sul bambino, nel minibasket"         

   di Prof. Maurizio MONDONI

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 Commento di Mimmo BIELLO
 

 

 

 

"Nel mondo del minibasket, cresciuto parallelamente con quello della scuola e della famiglia, l'importanza o forse meglio dire l'influenza del ruolo genitoriale, non è  mai stata sottovalutata....come anche oggi. Tuttavia aldilà di abituali dispute di maniera, il prof . Mondoni "al momento impegnato quale relatore di un clinic in Marocco, del quale parleremo", ha il pregio di analizzare quanto il rapporto genitoriale o meglio ancora quanto l'iperprotettivita' prima, l'effetto alone o pigmalione di un genitore sul proprio figlio poi, o peggio una canalizzazione frustrata della relazione genitore/figlio, possano inibire i processi di apprendimento del bambino, attraverso il minibasket e la formazione della sua personalità unica e irripetibile come nell'ideale di ogni gioco sport....Il tecnico o meglio il tecnologo,il metodologo, diventa psicologo, lo psicologo forse sociologo, il contesto del campo quindi si arricchisce di altre figure partecipanti al delicato " enstablishment " del gioco. Il nostro grande nocchiero dispensa la filosofia più idonea, secondo la sua esperienza, per tenere in equilibrio tutte le componenti di un processo, non ultima la figura genitoriale! Una sfida che non mancherà di dividere, come nella buona tradizione del suo fautore,innovatore ma anche critico uomo di campo!

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I BAMBINI SONO TROPPO PROTETTI E IL CERVELLO NE SOFFRE.

Insegnanti, Genitori, Istruttori oggi i bambini sono troppo protetti: ne soffre il cervello
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Attualmente i giovani mostrano forti carenze nelle conoscenze primarie, possiedono un sapere nozionistico delle materie scientifiche, ma sono spesso incapaci di utilizzarle nella realtà e in casi concreti, vanificando di fatto l’azione educativa, come se le due sfere della conoscenza (quella teorica e quella pratica) fossero separate da un muro impenetrabile.

Il grande responsabile di tutto ciò è lo stile di vita sedentario ed eccessivamente protetto in cui vivono i nostri giovani. Davanti ai problemi, la maggior parte di loro offre risposte d’istinto, “di pancia” e non frutto del ragionamento e della logica, come dovrebbe avvenire dopo la prima infanzia, sono meno brillanti dei coetanei di 15 o di 30 anni fa, anche se geneticamente l‘intelligenza non è cambiata e neppure diminuita, ma una volta vigeva “l’arte dell’arrangiarsi” per trovare la soluzione ai problemi che si presentavano. Oggi tutto è dovuto, non si fa fatica per conquistare qualcosa, i giovani d’oggi “sono sdraiati”: per fortuna non tutti!

Allora cosa sta succedendo?

Le nuove generazioni si muovono poco e vivono per molto tempo della giornata davanti alla TV, con il PC o con la Playstation e di conseguenza la loro formazione è mediata dalla vista e non dall’agire. Disputano partite di calcio e di basket al computer, giocano a tennis “virtualmente”, non corrono più all’aperto, non vanno più in piscina, la bicicletta è un optional, l’obesità e il sovrappeso sono spaventosamente in crescita.

Dove è andata la cultura del movimento e del benessere?

Cosa fanno le Agenzie Educative (famiglia, scuola, Società Sportiva) per i bambini e per i giovani?

Il cervello risente di questa sedentarietà?

Il cervello ha bisogno di sperimentare il tempo e lo spazio attraverso il gioco, l’avviamento sportivo e le esperienze concrete.

Non è possibile spiegare il tempo o lo spazio a un bambino, “spazio e tempo si apprendono attraverso l’esperienza diretta” e così pure la logica che permette di capire i nessi e le relazioni tra le persone e le cose.

Non è possibile insegnare ai bambini a giocare a zona, quando non hanno chiaro ancora il concetto di spazio euclideo e proiettivo.

Si vedono partite di Minibasket con i bambini schierati “a zona” per vincere le partite, idem nel calcio: insegnamo loro a difendere “a uomo”, diventeranno più consapevoli e responsabili del loro ruolo in partita.

Si impara sperimentando la soluzione di problemi in tutti i campi di azione: i problemi fanno crescere nella vita, nel gioco e nello sport!

Altresì è’ molto importante coinvolgere i bambini in qualche piccolo lavoro, bisogna responsabilizzarli, organizzare loro una vita scandita da ritmi precisi negli orari: mangiare, dormire, alzarsi più o meno alla stessa ora (il ritmo fortifica la memoria), prepararsi per andare all’allenamento, rispettare gli orari da dedicare allo studio, al tempo libero e allo sport.

Per fare il loro bene, finiamo per non farli vivere” (cit. Pea).

Può sembrare una posizione molto forte ma è vero: oggi i bambini sono facilitati nei loro compiti, sono difesi dalle frustrazioni, sono chiusi in casa e non risolvono i piccoli problemi della giornata, si muovono poco, non si ingegnano e non imparano a relazionarsi con gli altri.

Tutto ciò non aiuta ad alimentare in modo corretto il cervello, che finisce per lavorare a bassi giri, mentre, soprattutto a questa età, il cervello deve lavorare al massimo dei giri!

“Mi raccomando non sudare”, “Non sporcare la tuta”, “Le scarpe sono nuove, mi raccomando all’allenamento”, “Oggi piove è meglio che tu stia in casa piuttosto che andare all’allenamento”: queste sono frasi ricorrenti tra i genitori che non hanno una corretta cultura dell’attività motoria, del gioco e dell’avviamento allo sport.

“Oggi giocano i migliori, dobbiamo vincere la partita”, “Non capisci niente, non ti ricordi nemmeno uno schema di gioco”, “Cambio, esci non capisci niente”: queste sono alcune frasi ricorrenti tra gli Istruttori poco Educatori ma molto Tecnici.

“Oggi avete fatto pasticcio in classe, quindi niente motoria, non si va in palestra”, “Mi da fastidio il rumore dei pallini, mi assorda le orecchie, torniamo in aula”: queste sono alcune frasi di qualche Insegnante che non ha capito la funzione dell’Educazione Fisica, del gioco e del gioco sport.

 

In tutti i campi dell’educazione occorre lavorare in modo che i bambini diventino progressivamente consapevoli degli insegnamenti che ricevono. E’ inutile insegnare ai bambini cose difficili perché il cervello mediamente non è pronto.


Nell’Educazione Fisica e Sportiva

Lo stesso discorso vale per l’Educazione Fisica e Sportiva, il lavoro degli Insegnanti e degli Istruttori deve far conoscere ai bambini il loro corpo e i movimenti che possono compiere nello spazio e nel tempo: proiettare se stessi dal dentro al fuori, scoprendo e interpretando che cosa fanno gli altri attraverso il movimento.
A scuola poco è lo spazio dedicato all’Educazione Fisica e Sportiva e nelle Società Sportive gli Istruttori selezionano precocemente (bravi e meno bravi) e s’insegnano le tecniche e le tattiche per vincere le partite o le gare.
A ogni età la sua didattica: i campioni arriveranno se è stata costruita una solida base multilaterale.
Rallentiamo e facciamo vivere ai bambini un’infanzia e una fanciullezza serena; vincere e perdere non è una esaltazione o un dramma: infondiamo serenità ai nostri bambini e non esasperazione.

Il giocosport
Il giocosport non deve essere lo sport in miniatura, i bambini devono giocare allo sport, non praticare lo sport! Facciamoli giocare a Minibasket, a Minivolley, a Minirugby, a Minicalcio, a Giocatletica, a tutto! Ma non specializziamoli troppo precocemente.

L’avviamento allo sport va bene (senza esagerare), il gioco libero è meglio. Non bisogna esasperare la precocità sportiva e la tecnicizzazione, basta tornei e campionati dove si deve vincere ad ogni costo, lasciamoli giocare: il gioco libero è la massima espressione del bambino.

Bisogna favorire la motricità, l’esplorazione, la vita all’aperto, il provare nuove esperienze, con l’aiuto dei Genitori, degli Insegnanti e degli Istruttori.

Nello sport non bisogna essere troppo competitivi, basta gare e tornei a 6-7 anni, basta classifiche finali, lasciamo i bambini a giocare spontaneamente senza la gestione pressante degli adulti, in modo che “vivano” esperienze vere, relazionali e organizzative.

Conclusioni
Se vogliamo aumentarne il ritmo degli insegnamenti, l’unica soluzione possibile è di chiedere ai bambini di agire, di farci accompagnare invece che accompagnarli, come se fossero eterni lattanti.

Lasciamo che si vestano, si lavino, si abbottonino da soli e utilizzino scarpe con le stringhe invece che con lo strappo e poi che si muovano, che giochino e si divertano senza eccessive imposizioni.

Non vale la pena di demonizzare la televisione, i videogiochi e il computer, ma neppure lasciare che questi mezzi invadano e ingessino (nel vero senso della parola) i nostri bambini in una sedentarietà che fa male allo sviluppo delle loro capacità di ragionamento.